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DIDATTICA PER LE SCUOLE

Cod Art 0085 | Rev 00 | Data 18 Nov 2008 | Autore N. Castronuovo

GLI ABISSI MARINI

L’ambiente meno esplorato sulla terra è senza dubbio il mare, nonostante molti ricercatori già dal secolo scorso abbiano compiuto studi e condotto esplorazioni dei fondali, fino ad arrivare negli anni '60 alla fossa delle Marianne, il punto estremo degli abissi marini.

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Il batiscafo Trieste, raggiunse la fossa delle Marianne il 23 Gennaio 1960 (sopra, un immagine dell’epoca). Sicuramente questo mondo oscuro dove la luce del sole non penetra, riserva segreti immensi, celando creature dalle forme e dalla biologia ancora sconosciuta. L’uomo conosce veramente poco del mondo abissale. Alcuni cetacei solitamente si avventurano alla ricerca del cibo alla profondità di 1000, 1200 mt. Altri animali marini si avventurano a tali profondità alla ricerca del cibo, ciclicamente si ha un’escursione in superficie ed una in profondità, con grandi migrazioni in determinati periodi dell’anno come nel caso dei cetacei e alcuni squali, da qui la necessità di preservare integro il mare ed il suo delicato ecosistema. La base della vita negli oceani e del suo sostentamento inizia dal plancton, e con il plancton si attiva la catena alimentare del mare.

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POSSIAMO ANCHE NOI ESPLORARE I FONDALI MARINI COME I CETACEI?

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Solo con una preparazione attenta e grazie a doti particolari l’uomo può raggiungere il 10% della profondità che può raggiungere un capodoglio in apnea, senza l’ausilio del respiratore, con rischi elevatissimi per la sua incolumità. Come è possibile che animali all’apparenza semplici possano vivere e prosperare a 11.000 mt? Al contrario di quanto possiamo pensare si tratta di specie viventi primordiali. Queste creature fluttuano quasi come fantasmi, alcune sono trasparenti, altre hanno un aspetto terrificante, altre ancora sono bioluminescenti.

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Cala la sera sul mare, e come sempre il plancton migra verso la superficie, seguito dai predatori abissali, che si spingono in superficie inseguendo il loro cibo preferito, se le condizioni del mare lo permettono. All’alba il plancton sprofonda negli abissi invertendo il ciclo iniziale. Siete pronti allora ad accompagnarmi in questo viaggio meraviglioso? Scendiamo insieme con un sommergibile immaginario in un mondo inesplorato e visitato da pochi. Il nostro Atlantide ci aiuterà ad affrontare questa discesa virtuale.

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Man mano che scendiamo vediamo una vita splendente, miriadi di pesci ci accompagnano, e incuriositi circondano il sommergibile, scendiamo ancora e superiamo la soglia dei 200 mt dove il sole non riesce più a penetrare e con lui, la vita come di incanto si blocca "apparentemente". Attorno ai 400 mt iniziamo ad incontrare creature che sembrano sospese nel nulla e si trovano nel buio più completo. Arrivati ad una profondità di 1.500 mt individuiamo un Picnogonide, una specie di ragno marino (ma solo in apparenza perchè è parente dei granchi e dei gamberi), che si nutre delle particelle che precipitano dagli strati superficiali del mare. Queste particelle organiche sono fondamentali per il mantenimento delle specie animali che abitano a queste profondità ed è l’unico modo di potersi nutrire.

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<Ehi ragazzi dal mio oblò…..vedo un polpo abissale chiamato Dumbo, possiede infatti due “orecchie” lunghe sui fianchi della testa che utilizza per spostarsi>. Privo dei caratteristici tentacoli allungati e di ventose dei comuni polpi, si sposta con estrema cautela fluttuando lentamente nel buio per cercare di risparmiare energia. Tutti gli animali abissali devono risparmiare energie nel muoversi, alcune volte passano giorni, prima che possano nutrirsi e quindi recuperare le forze necessarie a compiere movimenti alla ricerca di cibo. Le specie bentoniche a queste profondità possono aspettare diversi giorni prima che passi vicino una preda e poterla catturare. Con le potenti torce di Atlantide continuiamo ad illuminare l’esterno, e scorgiamo un pesce posto in posizione verticale, si tratta di un Serrigomeride, un pesce lungo e stretto che rimane fermo in questa posizione aspettando che gli passi vicino una preda. Scendendo oltre, incontriamo un calamaro vampiro (Vampiro Tenutis infernalis) che sfrutta la bioluminescenza nei suoi tentacoli (una fonte luminosa di colore azzurro) per attirare e disorientare le sue potenziali prede. Molti esseri abissali hanno la capacità di usare sorgenti luminose, forse anche per poter comunicare nel buio più completo, ma certamente per attirare le prede e poterle catturare quasi ipnotizzandole con il minimo sforzo. Continuiamo a vedere le particelle organiche precipitare, sembra neve che cade dal cielo, queste impiegano diversi giorni prima che riescano a posarsi sulle profondità abissali. Finalmente Atlantide tocca il fondale, il nostro profondimetro segna 4.000 mt, cosa accadrebbe se il vetro di un oblò dovesse rompersi? Non oso pensarci, a questa profondità non abbiamo nemmeno il tempo di fiatare che ci ritroveremmo morti schiacciati dall’enorme pressione, ma non pensiamoci e continuiamo ad ammirare ciò che ci circonda.

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Riusciamo a scorgere numerosi gamberetti adagiati sul fondo fangoso, sono gli ospiti più comuni a queste profondità, ma vediamo anche una rana pescatrice, si trova semisepolta ricoperta dai sedimenti e cerca di catturare delle prede, ma non sempre ci riesce e può rimanere per diversi giorni ad aspettare. Manovrando il sommergibile ci stabilizziamo sul fondo e vediamo diversi animali saprofagi, si nutrono di esseri in decomposizione, e con speciali sensori riescono ad individuare la preda, ricordiamoci che siamo alla presenza del buio più assoluto, e tra questi animali troviamo grandi granseole (granchi) e anguille particolari che si nutrono di carcasse di cetacei, insieme a grandi crostacei riescono a divorare i resti di un capodoglio in alcune settimane.

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Parliamo ora dei vulcani sottomarini. Spostiamoci con il nostro sommergibile verso la dorsale medio Atlantica, una catena montuosa abissale, la più lunga della terra, che corre da Polo a Polo. Sono in attività in questo scenario delle bocche idrotermali, dove sostanze tossiche (composti dello zolfo) e minerali fuoriescono precipitando immediatamente a contatto con l'acqua fredda circostante. formando fumarole di colore nero (Black Smokers) oppure bianco (White Smokers) che si innalzano, un inferno per qualsiasi essere marino dove la temperatura è altissima e può superare i 150 °C, ma non per tutti è così e vediamo perché.

I minerali che fuoriescono dalle bocche idrotermali a contatto con l’acqua fredda circostante, precipitano e accumulandosi danno origine ai camini che si sviluppano in altezza e larghezza. Piuttosto sono delle formazioni dall' aspetto cilindrica irregolare. Il minerale che fuoriesce in abbondanza è l’idrogeno solforato, tutto questo insieme con altri minerali generano un ecosistema indipendente dalla luce del sole dove svariate creature riescono a vivere e riprodursi.

I batteri ipertermofili si arricchiscono di queste sostanze e le utilizzano per vivere e svilupparsi, costruendo così una rete alimentare che nutrirà gli organismi che abitano attorno ai camini. Com’è possibile che animali possano vivere in un ambiente così estremo? Si tratta di un’oasi nel deserto abissale, nonostante la situazione sia estrema sia per le condizioni di vita che per l’enorme pressione dell’acqua (la scala della pressione è di 1 atm ogni dieci metri di profondità).

Alcuni di questi animali sono rappresentati da vermi, molluschi e crostacei. Ad esempio i granchi si nutrono dei batteri che per moltiplicarsi sfruttano le sostanze minerali uscenti dalle bocche idrotermali.

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La stessa cosa accade nelle dorsali del Pacifico, dove si incontrano lungo i camini attivi dei vermi tubiforme (Riftia pachyptilia), dal colore bianco e dal ciuffo rosso acceso, all’apice della bocca del verme. Questi organismi non hanno apparato digerente e vivono in simbiosi con i batteri che abitano al suo interno e sviluppano colonie vastissime. La colorazione rossa del ciuffo è data dall’emoglobina e all’acido solfidrico che il verme assorbe e trasporta ai batteri. In prossimità dei camini, o meglio ancorate ai camini, i ricercatori americani hanno scoperte delle meduse, che vivono ad una profondità di circa 2.600 mt. Assumono una forma a ciuffo di color rosa e hanno un prolungamento che utilizzano per ancorarsi alle pareti dei camini (li chiameremo: "i fiori degli abissi" se siete d’accordo).

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Accade a volte che la bocca di una fumarola cessi la sua attività spostandosi in altre zone, rompendo la crosta sottomarina, origina nuova vita e nuove fumarole. Lungo le pareti dei vulcani abissali si trovano anche delle forme di corallo e spugne dai colori vivaci. Le colonie di corallo Iridigorgia che si allungano in direzione delle correnti marine, intrappolano le sostanze organiche che fluttuano nell’abisso, trasportate dalle gelide acque ad una profondità di circa 1.500 mt. La temperatura dell’acqua mediamente è di 2° o 3° C, ma può raggiungere o sfiorare i 0°C nei fondali abissali. Risalendo pian piano con il nostro sommergibile arriviamo ad una quota di 220 mt, la flebile luce del sole incomincia a penetrare e scorgiamo dall’oblò un Nautilus, un cefalopode munito di conchiglia e parente dei polpi.

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Il Nautilus chiamato anche così, risalirà verso la superficie al calare della notte, e con lui gli altri predatori abissali. Stranamente il Nautilus dovrà fare attenzione al polpo pur essendo un parente, infatti cercherà di predarlo quando si avventurerà fra i coralli alla ricerca del cibo. La tecnica del Nautilus per la caccia è quella di cercare le prede “ sentendole” con i barbigli che escono dalla fessura della conchiglia per monitorare il fondo e con il getto d’acqua ( un meccanismo d’azione/reazione) che utilizza anche per gli spostamenti, soffia sulla ghiaia per rimuoverla e dissotterrare le prede di cui si nutrirà. Le ore passano e alle prime luci dell’alba il Nautilo come tutti i predatori abissali ed il plancton torneranno negli abissi oceanici, per ripetere poi il ciclo inverso al calare del sole.

VEDIAMO L’IMMAGINE DI ALCUNI DI QUESTI ESSERI ABISSALI

Abbiamo percorso un viaggio spettacolare ed avventuroso nelle profondità oscure e gelide, dove la pressione dell’acqua sugli esseri viventi può essere superiore di 300 volte a quella della superficie.

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Foto14Rana pescatrice